Il mondo della concia è sempre più sotto attacco da una parte di ecologisti e ambientalisti, i quali sostengono che questo settore industriale provochi inquinamento e non rispetti gli animali. Ma queste critiche hanno davvero fondamento?
Molte sono delle “fake news” che hanno come unica conseguenza quella di danneggiare la filiera, le imprese e chi ci lavora. Noi, basandoci su fonti scientifiche e attendibili, abbiamo provato a smentire le più frequenti.
La produzione di pelle è una forma di economia circolare
VERO. Utilizzando un sottoprodotto dell’industria alimentare, i produttori europei di pelletteria convertono i rifiuti in materiale rinnovabile. La produzione di pelletteria fornisce un valore economico sostenibile e, a sua volta, genera nuovi sottoprodotti che stimolano la crescita in altri settori.
Per realizzare la pelle si uccidono animali
FALSO. Su questo tema è intervenuto di recente anche il direttore di UK Leather Kerry Senior, riprendendo alcune inesattezze apparse in un servizio della BBC. La pelle proviene da animali macellati a scopo alimentare. Mucche, maiali, pecore e capre sono allevati principalmente per la loro carne. Ma ciò che non si usa per l’alimentazione che fine fa? I cosiddetti “sottoprodotti” sono molto utili e possono essere trasformati in nuovi prodotti o ingredienti specifici. Significa che per realizzare la pelle non viene ucciso nessun animale, ma utilizzato uno scarto delle bestie allevate a scopo alimentare.
La pelle deriva da animali che sono stati sfruttati
FALSO. Maggiore è il benessere nel quale vive un animale, più alta sarà la qualità della sua pelle. I danni causati da acari e pidocchi e la contaminazione da sterco sono la causa principale del declassamento della pelle. Inoltre una migliore gestione delle fasi di trasporto e macellazione riduce graffi, punti e cicatrici.
La pelle sintetica è più duratura
FALSO. I prodotti in pelle sono più durevoli dei materiali sintetici. Ciò è di fondamentale importanza per la sostenibilità, in quanto in questo modo si evita il dispendioso utilizzo a breve termine delle risorse. Nel caso degli articoli in vera pelle, di solito a rovinarsi non è mai la pelle ma le cerniere e i fili, quindi elementi riparabili, con un enorme vantaggio per quanto riguarda anche il consumo di risorse. Invece, i materiali sintetici si staccano e si sgretolano, sono cioè più soggetti all’usura e meno durevoli.
La lavorazione della pelle produce molti scarti
FALSO.La maggioranza dei conciatori in tutto il mondo ora utilizza attrezzature appropriate e si occupa delle procedure per la gestione dei rifiuti per realizzare pelli di ottima qualità. La pelle proveniente da queste concerie può essere legittimamente definita sostenibile, poiché proviene da una fonte biologica rinnovabile ed è prodotta in modo sicuro e senza indebiti sprechi.
La pelle vegana ha le stesse caratteristiche
FALSO.La “pelle vegana” non è affatto pelle, né è sempre a base vegetale. È spesso un materiale costituito da microfibre composite di polivinilcloruro (PVC), poliuretano (PU) e polimeri tessili o altri materiali a base di petrolio. In parole povere: materie plastiche. C’è quindi una chiara differenza tra la pelle autentica e le alternative. La pelle vera è facile da pulire, è traspirante, resistente e durevole. Inoltre è compostabile, poiché i prodotti in pelle possono essere trasformati in compost nel giro di poche settimane. Rimarrebbe solo l’1%, che è il trattamento superficiale e rappresenta l’ultima sfida per rendere la pelle un materiale biodegradabile al 100%.