Indipendentemente dal settore in cui opera un’azienda, i prodotti che realizza, la dimensione o i mercati di riferimento, la tracciabilità rappresenta un elemento necessario e non più soltanto un valore aggiunto. Si tratta di uno strumento utile a migliorare la competitività aziendale, accrescere il valore del prodotto e restituire ai consumatori un ulteriore elemento di fiducia.
L’origine della tracciabilità, come quella delle normative sulla qualità, probabilmente affonda le sue radici nel settore aerospaziale con l’utilizzo di dispendiose metodologie manuali, oggi la profonda digitalizzazione dei processi di qualsiasi natura, ha portato a uno sviluppo esponenziale del suo impiego in diversi settori industriali.
Per tracciabilità si intende quell’insieme di procedure e di soluzioni tecniche e gestionali che un’azienda manifatturiera utilizza per registrare la storia di un prodotto. L’origine e i lotti delle materie prime di cui il prodotto è costituito, le fasi produttive con i relativi controlli eseguiti con il quale è stato realizzato, gli aspetti logistici interni ed esterni fino alla consegna al cliente finale, rappresentano i dati che devono essere registrati.
Tutto ciò serve a soddisfare l’altra faccia della medaglia, la rintracciabilità. Ossia, la possibilità di ricostruire a ritroso la storia del prodotto – grazie alle procedure di tracciabilità – soprattutto quando si è in presenza di problematiche dopo la sua immissione nel mercato.
La sfida è fare della tracciabilità la garanzia per i clienti del continuo sforzo, da parte delle aziende, di realizzare prodotti sempre più sostenibili, riducendo l’impatto ambientale e agevolando, così, l’economia circolare.
Infatti, la mappatura dei singoli processi, richiesta dalle procedure, permette di analizzare a fondo quali siano le “azioni” con maggiore impatto ambientale e sulle quali è necessario concentrarsi per ridurre il consumo di risorse.
Nel settore della conceria e, più in generale, della pelle, la richiesta di implementare sistemi di tracciabilità, viene originariamente dal settore automobilistico, ma oggi soprattutto le grandi aziende della moda richiedono la tracciabilità totale di filiera.
Chi lavora nel processo conciario sa bene che la complessità e la numerosità delle fasi, alle quali una pelle viene sottoposta, rendono molto difficile utilizzare un unico sistema che permetta di seguire la “storia” della singola pelle lungo tutto il percorso della filiera.
Questa particolare complessità richiede che il sistema di tracciabilità da implementare all’interno di una conceria debba essere progettato e non improvvisato.
Per semplificare si può immaginare uno schema ad albero (vedi fig.1) dove devono essere definiti i punti di partenza (radici), le informazioni che si vogliono ottenere tramite il sistema (foglie), i punti di controllo, le possibili diramazioni e i possibili raggruppamenti (rami). Il tutto va poi applicato al processo definendo le tecnologie più adatte alla singola fase nella quale si vuole inserire la tracciabilità.
La prima domanda serve a definire l’approccio: “Alla mia azienda serve una tracciabilità etica o serve una tracciabilità industriale?”
Per tracciabilità etica si intende quella che permette di legare la singola pelle venduta a un cliente, alla provenienza dell’animale dalla quale la pelle
stessa deriva. Normalmente questa tipologia di riconoscimento viene richiesta dagli organi di certificazione ed è la più semplice forma di tracciabilità.
Per tracciabilità industriale si intende, invece, un approccio più sistemico.
Un approccio che vede crescere il sistema nel tempo, partendo da investimenti anche limitati, ma che entra profondamente nel processo di lavorazione, permette di ricercare le cause di eventuali problematiche, e consente il miglioramento continuo per la riduzione degli sprechi.
GER, per far fronte a questa sempre più crescente necessità e quindi richiesta di tracciabilità, ha dato vita a BE.TRACE.
Che cos’è BE.TRACE?
Un sistema modulare, in cui le parti che lo compongono, o meglio definibili moduli, utilizzano diverse tecnologie di riconoscimento che cambiano in funzione della fase nella quale vengano applicate.
Esistono moduli specifici dedicati alla parte bagnata del processo. Ovvero, moduli per il riconoscimento in stato “Crust” e altrettanti che si possono utilizzare nella fase di rifinizione e di successiva spedizione al cliente.
In sostanza, BE.TRACE può essere adattato alle diverse esigenze del cliente sia in termini di metodologia di “marcatura”, che in termini di metodologia di riconoscimento e, soprattutto, permette di convertire rapidamente il tracciamento dall’una all’altra tecnologia, mantenendo la continuità della “storia del prodotto”.
Le possibilità di conversione, rendono BE.TRACE estremamente flessibile, permettendo di integrare anche eventuali soluzioni parziali di tracciabilità precedentemente implementate dal cliente in alcune fasi.
Il sistema è facilmente connettibile ai programmi gestionali in cui vengono registrati i singoli passaggi e, allo stesso tempo, può essere integrato all’interno del software I.Data per visualizzare come le fasi di lavorazione abbiano influito sulla singola pelle, oltre che sull’intera partita alla quale appartiene.
In definitiva, BE.TRACE permette di dare un’unica risposta alla domanda di tracciabilità, soddisfacendo i requisiti base della tracciabilità etica, ma consentendo facilmente, nel tempo, di passare alla tracciabilità industriale che rende le aziende sempre più perfette e competitive.